Intervista alla Dott.ssa Nicoletta Morbioli
Il primo giorno di scuola per tutti è un giorno speciale, di ripresa, di nuove amicizie, di un ritrovarsi e inziare un nuovo cammino.
Da anni noi andiamo nelle scuole ad incontrare studenti e professori per portare messaggi di accettazione, supporto e sensibilizzazione sui disturbi alimentari. E cosa non da poco, crediamo molto in questa missione.
Il nostro augurio quest’anno è accompagnato da una bella intervista concessa alla nostra volontaria Angelica, dalla dott.ssa Nicoletta Morbioli, che dirige l’Ufficio Ambito Territoriale VIII di Vicenza, senza il cui supporto tra l’altro, non sarebbe stato possibile far giungere a tutte le scuole di ogni ordine e grado della provincia di Vicenza la guida “Ascoltare…tra le righe” sui disturbi alimentari.
La dottoressa Morbioli ci racconta cosa l’ha portata a credere in Midori e in quello che facciamo, attraverso uno sguardo limpido e umano, che è lo stesso che noi rivolgiamo a lei, con gratitudine.
Come si interseca Midori con la sua missione lavorativa o umana?
Il mio ruolo è quello di Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Vicenza, ma ancora molte persone mi chiamano “Provveditore”, che era il nome usato storicamente per indicare la persona che gestiva quello che era l’organo dell’amministrazione periferica, dipendente dal Ministero della Pubblica Istruzione. Personalmente devo ammettere che questo termine mi piace di più, anche se, forse, non lo dovrei dire…(e ride), in quanto la sua etimologia deriva da “chi provvede a qualcuno o a qualcosa”.
Quando gli studenti e le studentesse mi chiedono del mio lavoro, dico loro che “devo provvedere a garantire le condizioni per farli stare bene e, con loro, tutto il personale all’interno dell’istituzione scolastica”. Credo, pertanto, che la mia mission lavorativa sia quella di fare rete sul territorio con chi si dà da fare per garantire il benessere dei nostri bambini, degli adolescenti e dei giovani e Midori è uno di questi “alleati” per raggiungere l’obiettivo.
Perché gli insegnanti vanno formati sui disturbi alimentari e come è stato accolto il materiale informativo o l’impatto di Midori nelle scuole?
All’interno dell’ambiente scolastico i ragazzi/e trascorrono la maggior parte del loro tempo e le persone con cui interagiscono maggiormente sono i compagni e i docenti. Questi ultimi devono essere formati per dotarli degli strumenti necessari per riconoscere tutti quei segnali che possono costituire una preoccupazione rispetto allo sviluppo di un DCA o verso qualche altra forma di disagio infantile o adolescenziale. È importante avere un contatto tempestivo con la famiglia per cercare di capire il decorso degli eventi e se anche loro si sono accorti di qualche cambiamento in casa rispetto all’alimentazione, all’attività fisica o altri aspetti. Creare rete tra la scuola e la famiglia è fondamentale per assicurare sostegno e supporto, soprattutto in caso di malattia, senza dimenticare l’importanza del ruolo dei compagni di classe, che sono un’indispensabile risorsa.
Il materiale informativo, come la mini-guida predisposta da Midori e il contatto con l’Associazione, sono stati fondamentali per capire alcuni aspetti a cui prestare attenzione e avere indicazioni utili per capire a quali professionisti potrebbe essere indirizzato lo studente/tessa stesso, i suoi familiari, i docenti e l’intera classe, in ottica preventiva.
Le attività di Midori si agganciano a un suo ricordo? Se sì quale e come?
È da più di trent’anni che lavoro nella scuola, prima come docente e poi come Dirigente scolastica, per cui ho imparato da tempo che dietro ad un disturbo alimentare e della nutrizione si cela una sofferenza di natura psicologica e psichica. Se, però, questi disturbi vengono identificati tempestivamente e si attuano contesti di cura multidisciplinari, è più alta la possibilità di guarire. In un racconto che ho scritto, parlo della storia vera di una mia conoscente. Narro che all’ingresso della struttura in cui era stata ospitata per curarsi, campeggiava un pensiero dello scrittore Jodorowsky: “Il camaleonte si rese conto che per conoscere il suo vero colore doveva attraversare il vuoto”. Concludo la narrazione scrivendo che, al suo rientro a casa, la protagonista ha appeso all’ingresso, illuminata dal sole, una campana a vento ornata di un piccolo camaleonte e dice: “Come lui, libera da tutti i condizionamenti, posso dire finalmente di essermi rivestita del mio colore originario per essere pienamente me stessa”.
Quando pensa ai disturbi dell’alimentazione, cosa la spaventa di più? E di fronte alla paura e alla malattia lei come si sente?
Di fronte alla paura e alla malattia, solitamente, se riguardano la sottoscritta, sono molto fatalista, oserei dire “distaccata”, mentre mi preoccupo per chi mi sta vicino e per chi conosco.
Riguardo ai disturbi dell’alimentazione, il primo sentimento che affiora in me è una profonda tristezza perché il sintomo alimentare relega in una condizione di solitudine, in quanto l’interessato/a tende a ritirarsi dai legami e si chiude in se stesso, rendendosi inaccessibile. I genitori, i professori e gli amici devono farsi avanti per infrangere il silenzio perché essere fuori dal legame relazionale è proprio ciò di cui il disturbo alimentare si nutre.
Secondo Lei qual è il modo più adatto per trasmettere insegnamenti ai giovani nelle scuole oggi?
Per trasmettere insegnamenti ai giovani, a scuola e fuori, io credo che un adulto debba seguire tre principi base e l’ordine con cui li cito, non è di importanza:
- Prima di tutto deve essere un esempio autentico, trasparente e credibile.
- Deve poi saper creare e condividere esperienze insieme. La comunicazione con i ragazzi/e deve essere fluida e dovrà promuovere l’interazione per aumentare il loro coinvolgimento e ottenere maggiore considerazione.
- E poi, ciascuno/a di loro deve sentire che noi ci teniamo, che ci sta “a cuore”.
L’ I care di Don Milani.
Come si augura che si sviluppino le coscienze dei più giovani?
Lo sviluppo delle coscienze dei più giovani dipende da noi adulti. Come educatori dobbiamo essere consapevoli del nostro ruolo e capire che è necessario sviluppare nei bambini/e e nei ragazzi/e una “retta coscienza” perché in essa ha sede la capacità di scoprire il valore dell’uomo e di dare senso e significato alla vita e al mondo che ci circonda. È un percorso educativo quotidiano, che costruisce coscienze valide, che hanno la capacità di sapersi collocare nella realtà e di viverla con una certa serenità, affrontando le difficoltà come parte integrante della vita stessa. Il mio augurio, quindi, è che ciascun preadolescente e adolescente abbia accanto più figure positive di adulti che lo aiutino a scoprire, conoscere, verificare e inventare se stesso nel mondo, ogni giorno. Perché la coscienza è combinazione viva di consapevolezza e sperimentazione, dove fare emergere proattività nuove.
Se potesse tornare indietro nel tempo pochi minuti e incontrare la lei studente, quale consiglio si darebbe?
Il primo consiglio che mi darei è “Viaggia!”, “Inizia a conoscere i tuoi limiti e le tue risorse nell’avventura del viaggio, nello spostamento per conoscere nuove città, lingue diverse, altre persone. Non perdere queste occasioni. Convinci i tuoi genitori, dicendo loro che non sono capricci e che il viaggio conta come andare a scuola”.
Che significato ha per lei la presenza di una scuola in ospedale? Che altro si augurerebbe costruire se fosse possibile?
La Scuola in Ospedale è fondamentale. Per i bambini/e e i ragazzi/e ricoverati mantiene il ruolo importante di dare loro un aggancio alla normalità, oltre a garantire il diritto a conoscere e ad apprendere, nonostante la malattia. Alle famiglie la Scuola in Ospedale dà la possibilità di continuare a sperare, a credere e a investire sul futuro.
Per quanto riguarda la Scuola in Ospedale di Vicenza mi auguro che, a breve, siano destinati degli spazi esclusivi solo per le attività scolastiche, così da poterle allestire con attrezzature ad hoc.
Se potesse colorare Midori, di che colore la colorerebbe?
Senza dubbio e d’istinto, associo Midori ai colori dell’Arcobaleno. E per due motivi: il primo è perché questi colori sono una delle tante meraviglie che la Natura ci offre e quando questo fenomeno appare nel cielo non possiamo fare a meno di ammirarlo.
Il secondo motivo è perché l’Arcobaleno è associato sempre ad un significato molto benevolo e positivo per l’uomo. È come se, dopo un temporale nella propria vita, si guardasse in modo colorato e positivo al futuro, accettando le nuove sfide con più fiducia.
Spero che Midori abbia questo effetto su tutti i giovani che devono affrontare un DCA.