Il Coraggio del Cambiamento – Storia di Christian
Parlare con Christian mi ha fatto venire alla mente un ricordo che avevo perduto: per un breve periodo della mia vita feci la hostess di volo. Durante il corso di addestramento arrivò il giorno in cui spiegarono cosa fare con le maschere di ossigeno nel caso se ne fosse reso necessario l’uso. Mi fece particolare effetto che, come insegnamento, ci imposero di indossare le maschere di ossigeno per primi e solo dopo, se possibile, occuparci dei passeggeri. Trovai quell’indicazione fuori coro rispetto al resto del corso, che aveva gravitato per intero sul servizio al viaggiatore, dal comfort al salvataggio.
Quel giorno imparai che salvare sé stessi non è un atto di egoismo, bensì l’unica via possibile per potersi prendere cura degli altri.
Ho avuto l’impressione che Christian fosse arrivato a questa stessa consapevolezza, e molte altre, ma solo dopo aver tentato il tutto per tutto in nome dell’amore.
Durante la nostra video chiamata Christian, che non ha l’aria del chiacchierone, è riuscito non solo a raccontarmi, ma anche a trasmettermi gli ultimi 20 anni della sua vita. È stato intenso. Un viaggio in una terra in cui ero stata anche io, ma in un altro modo e in un altro tempo e che invece lui aveva popolato a lungo, lunghissimo.
Christian è il marito di Anna e il padre di R. È un imprenditore che si occupa dell’ambiente, è un figlio, un fratello, un amico…ma tutte queste cose sono state travolte dalla malattia di sua moglie. Anna soffre di disturbi alimentari sin dall’inizio della loro storia d’amore, alternando periodi di anoressia, bulimia, depressione. Durante la chiamata ho perso il conto del numero di ricoveri e di incontri che si sono susseguiti negli anni, ma ho colto chiaramente come Christian nel tempo si fosse visto costretto a cambiare, trasformandosi da marito a padre di Anna e poi fratello, medico, supervisore, custode… lasciando da parte tutto per salvare la madre di suo figlio. E forse è stato proprio R il motore che lo ha portato a cercare una soluzione diversa, rivolta al futuro.
Quando ha incontrato Midori Christian era nel momento di maggiore dramma della malattia di Anna, ma anche della sua vita come uomo. Traballava distrutto da tutti i ruoli che non gli competevano e che stava sostenendo da troppo tempo. Aveva perduto forza, ma aveva ancora speranza.
La prima chiamata tra lui e Antonella, la Presidente dell’Associazione Midori, durò più di un’ora. Da lei ottenne ascolto, attenzione, una nuova visione. Da Midori ottenne poi il supporto quotidiano, quell’aiuto concreto di cui tutti noi abbiamo bisogno per rendere i cambiamenti dei fatti reali e non solo delle promesse.
Ha definito Midori come una FAMIGLIA. Mi ha colpita questa parola e gli ho chiesto perché la chiamasse così, se fosse il sintomo di una mancanza personale. Ma no, anzi: grazie a Midori Christian ha riallacciato i rapporti che la malattia aveva consumato e ha attorno tutta l’accoglienza e la vitalità di una famiglia numerosa.
È stata però Midori la prima famiglia a comprendere che a Christian serviva mettere la maschera di ossigeno, non solo per salvarsi, ma per capire cosa fare.
Grazie a Midori è cambiato ancora una volta, ma stavolta non seguendo la malattia, guardando alla vita.
Dopo l’ultimo ricovero di Anna, Christian le ha dato un appartamento dove stare, ma lui e R vivono in un’altra casa e affrontano la loro esistenza senza che sia la malattia a dettarne il ritmo quotidiano.
Lo dico subito: di primo acchito mi è venuto da pensare che finalmente Christian si fosse allontanato, mettendo prima sé stesso e R. Poi, però, mi sono data il tempo necessario per mettere sul banco del giudice la saggezza al posto dell’emotività e ho capito che Christian non ha affatto allontanato Anna, l’ha spostata.
Il bene non è sempre comprensibile al primo sguardo, non è qualcosa di uguale per tutti, ma piuttosto qualcosa di unico e in evoluzione come la storia di chi lo persegue. Scoprirlo e praticarlo ogni volta senza arrendersi, è un impegno coraggioso.
Anna oggi è ancora presente nelle loro vite. È una mamma che vede R ogni settimana, che ha un suo spazio dove agire in salute e malattia. Chissà, forse ha anche la libertà di convivere con sé stessa senza il senso di colpa di vedersi soffrire davanti a suo figlio. Christian le è sempre vicino, ma ha scelto consapevolmente quale ruolo avere nelle loro vite, lasciando da parte tutti quelli che non erano i suoi.
Insieme a Midori è riuscito a costruire spazio: uno spazio in cui lui possa respirare, in cui R possa crescere sereno e in cui Anna possa sperimentare il suo modo di essere madre.
Intervista e testo a cura di Angelica Vincenzi
“E non siate troppo critici con voi stessi, abbiate la delicatezza di accettare i vostri errori e le debolezze. Molte volte il disturbo alimentare mi ha fatto sentire sbagliato e più cercavo di lottare per migliorarmi, più il mio animo diventava cupo.
Concedetevi di sbagliare e non permettete al senso di colpa di attaccarvi, perché non esistono genitori perfetti come non esistono figli perfetti, ma esiste un intero mondo fatto di esperienze e vissuti comuni. Parlate sempre e con sincerità con chi vi sta accanto, non chiudetevi nel silenzio e nell’angoscia. Ancora oggi posso capire ciò che si prova e vi auguro con tutto il cuore di trovare la vostra strada, non quella che va bene agli altri, ma quella che vi porta a sentirvi in equilibrio con voi stessi e felici, terribilmente felici.”
Christian